L'Occidente e il nemico permanente by Elena Basile

L'Occidente e il nemico permanente by Elena Basile

autore:Elena Basile [Basile, Elena]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Paper First
pubblicato: 2024-04-15T00:00:00+00:00


​8. Il primo decennio 2000. Elezioni di Hamas a Gaza. Operazione Piombo Fuso

L’attacco alle Torri Gemelle di New York, l’11 settembre del 2001, da parte del gruppo terrorista Al Qaida, cui presero parte 11 cittadini sauditi, causò il decesso di quasi 3.000 persone e il ferimento di altre 6.000. L’Occidente era stato colpito al cuore. La reazione innescò una dinamica violenta, che oggi possiamo definire perdente.

L’apparizione del terrorismo internazionale che si basa sulla Jihad islamica e su un’organizzazione territoriale, lo Stato islamico, ha conseguenze nefaste sulla percezione occidentale della questione della pace in Medio Oriente. Ne paghiamo ancora oggi il prezzo.

Prevale una narrativa che, senza distinguo, accomuna le azioni terroristiche e non cerca di capirne le cause storiche, il loro radicarsi in contesti peculiari e territoriali.

Nasce la cesura ideologica tra le democrazie liberali basate sulla difesa dei diritti umani e la rule of law, (a cui ha portato il percorso storico dalla rivoluzione industriale inglese e dalla rivoluzione francese in poi) da una parte, e dall’altra le autocrazie e l’Islam identificato con barbarie e violenza. Un nuovo senso di appartenenza a una civiltà superiore è declinato in Occidente, con assonanze stupefacenti col colonialismo di un tempo.

Eppure l’attacco alle Torri Gemelle poco aveva a che fare con la questione palestinese e molto con il sostegno clandestino dato in funzione anti-Unione Sovietica ai terroristi afghani. Ma poco importa. L’analisi degli strateghi occidentali non è dettagliata.

All’attacco del 2001 a New York seguono le guerre di esportazione della democrazia; l’occupazione ventennale dell’Afghanistan conclusa con la vergognosa ritirata del 2021; l’invasione di uno Stato sovrano, l’Iraq, basata sulle menzogne; la distruzione del partito Baath, pilastro dello Stato iracheno, che ha contribuito alla nascita dell’Isis; il supporto dei terroristi islamici in Siria e la destabilizzazione del Paese; l’invasione della Libia, legittimata da nuove menzogne relative alla tutela della popolazione civile dall’oppressione del dittatore Gheddafi.

Una strategia basata sulla hybris occidentale, sul mito dello sceriffo che porta il bene nel mondo, e che non è stata in grado di prevedere le conseguenze delle azioni realizzate. I neoconservatori statunitensi hanno dato prova di particolare incompetenza e di ignoranza dei Paesi e degli scacchieri geopolitici sui quali intendevano incidere. Il conformismo della burocrazia che attorniava i politici ha impedito ai pochi analisti studiosi delle realtà del luogo di poter dare consigli realistici.

Il disastro è sotto gli occhi di tutti. I talebani, malgrado l’occupazione occidentale ventennale e i fiumi di denaro spesi, sono saldamene al potere in Afghanistan. Nell’agosto del 2021 le truppe statunitensi scapparono senza ritegno lasciando dopo 22 anni di occupazione e di estremo mal governo un Paese in condizioni peggiori di come lo avevano trovato. Come afferma Pino Arlacchi, dopo due anni di governo talebano, si cominciano a vedere i risultati nel contrasto alla corruzione, alla povertà e al narcotraffico1.

L’Iraq è debole e sotto influenza iraniana, la Libia è uno Stato fallito, motore di tragedie umane e causa di un’immigrazione incontrollabile verso l’Europa; Assad, malgrado l’orribile guerra civile che ha dilaniato il Paese, centinaia di migliaia di morti e la distruzione di intere città come Aleppo, è ancora al potere.



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